lunedì 23 luglio 2012

Jean Vautrin - Il viaggio immobile


Il libro:
Editore Meridiano Zero di Odoya 
Titolo originale "Baby boom" - prima edizione 1993 Feltrinelli editore 
Anno 2012
224 pagine - brossura
Traduzione Leonella Prato Caruso

La trama:
Tredici racconti che hanno come protagonisti personaggi sradicati e grotteschi ai margini dell’amore. Proprio questi magnifici miserabili costituiscono il centro narrativo di Vautrin: sia che si tratti del marito che, scientemente, entra nella nevrosi della moglie sterile e accetta di diventare padre di una bambola, sia che si tratti di una donna ormai vecchia che rivendica ancora il piacere sessuale o del bambino superdotato che lo rivendica già, sia infine che si tratti dell’amante appassionato che ammazza la sua compagna per poterla fotografare morta. Tutti questi personaggi sono terribili, spesso comici e sempre tragici. Tutti sono al limite delle loro risorse, sul bordo del precipizio. Vautrin è dolorosamente affascinato dalle persone in arrivo da o in cammino verso l’inferno, colte nel momento più vicino all’esplosione, in cui tutto vacilla, tutto è possibile.

Questa volta, ho voluto lasciare la trama della casa editrice, cosa che non mi succede mai. Questo perché è davvero un romanzo che mi ha "spiazzata", nel vero senso della parola..
Ho ancora in mente qualcuno che anni fa sostenne che, tranne E.A. Poe e Stephen King, nessun altro sarebbe stato in grado di interessare particolarmente con dei racconti . Ma, ragazzi, questi di Vautrin sono davvero unici. Solo una mente deviata può scrivere tredici racconti di questa portata. Solo uno scrittore con una fervida fantasia può inventarsi delle storie tanto assurde e grottesche, quanto forti e, in fondo, reali.
Cominciamo con il racconto che ha dato il titolo alla prima edizione del libro: "Baby boom": un rapporto nevrotico di una coppia che non riesce ad avere figli. E che arriva alla compromesso di adottare un bambolotto (si, avete proprio letto bene), e finge di avere un bambino in carne e ossa, immaginando i suoi pianti, le sue febbri, le sue malattie esantematiche.
O quello che, in fondo, mi ha affascinata più degli altri: "Il viaggio immobile", che tra l'altro è il racconto che dà il nome al libro pubblicato da Meridiano Zero. Un'amore senza tempo, eterno. E mai aggettivo potrebbe essere più azzeccato di questo. Lucienne e Kléber. Era il 1929. Lucienne aveva 20 anni e "profumava di violetta a fiore doppio". Kléber decise che avrebbe fotografato la donna di cui si era innamorato, ogni giorno della sua vita, per documentare "il passaggio graduale e continuo dalla giovinezza radiosa di una donna, alla sua piena maturità."
I racconti procedono, incessanti, cogliendo appieno ogni ciclo della vita, dal giovane in attesa "dell'acqua calda" per conquistare le donne, alla donna anziana - zia Girafe - che ancora avvampava di entusiasmo alla vista di un uomo attempato, che decise di non attendere la morte "camminando sui sassolini e la sera davanti alla TV."
Storie ai limiti dell'irrazionale, del cinico, dello spaventoso. Racconti che sfidano ogni etica e ogni  morale, superando ciò che definisco il limite della decenza.
La scelta di Jean Vautrin, come definisce lui stesso in quarta di copertina, di "sfidare" percorsi consolidati di scritture ordinarie, più classiche nello stile, e optare per un genere assolutamente al di fuori degli schemi, lo rendono assolutamente straordinario, ma più complesso nella comprensione.
Particolare la frase scelta dallo scrittore per descrivere la felicità: "serve solo a rassicurare, il che significa arrestarsi, divenire un'istituzione . Solo l'inquietudine, lo stare sul chi vive, garantiscono l'attenzione, quindi la creazione."
Attenzione, dico io, a non volersi distinguere a tutti i costi..

Lo scrittore:
Jean Vautrin, pseudonimo di Jean Herman, è nato in Lorena nel 1933. Autore di numerosi romanzi e raccolte di racconti, con il romanzo Tinte forti (Feltrinelli) ha ottenuto un grande successo di critica e di pubblico. Ha vinto due volte il premio Goncourt: nel 1985 con Il viaggio immobile e nel 1989 con Un gran passo verso il buon Dio(Frassinelli). Tra le sue opere più rappresentative ricordiamo anche Diciotto tentativi per diventare un santo (Feltrinelli).

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